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Italo Foschi, l’uomo che decise di far nascere il mito dell’AS Roma

da | 30 Maggio 2011

ROMA – Figlio di Maria Addolorata e del maestro elementare Emanuele Foschi, nacque a Corropoli (TE) il 7 marzo 1884. Suo fratello Vittorugo divenne ingegnere e professore universitario di meccanica applicata alla facoltà di ingegneria della Sapienza, mentre dal matrimonio della sorella Italia con Mauro Zingarelli nacque Italo Zingarelli, poi affermatosi come produttore cinematografico e regista.

Sportivo praticante (lotta greco-romana in particolare, ma anche scherma e calcio), approdò al fascismo dopo aver militato durante la prima guerra mondiale nelle file dell’interventismo e del nazionalismo, venendo ferito in un paio di occasioni, affrontando numerosi duelli e subendo anche l’arresto prima dell’avvento del regime. Il calcio fu comunque la sua passione dominante e partecipò alla fondazione sia della Sambenedettese (1923, per fusione di altre tre squadre) sia della Società Sportiva Giuliese, la prima società calcistica di Giulianova (1924).

Scelto da Farinacci nel 1923 come federale dell’Urbe, fu tra i finanziatori e direttori del settimanale dei GUF Roma fascista (fondato il 19 luglio 1924) e si distinse nella campagna antimassonica condotta da quel periodico. Nella capitale, però, si dedicò soprattutto alla riorganizzazione e allo sviluppo delle attività sportive istituendo l’Ispettorato Sportivo della Federazione dell’Urbe. Continuò a occuparsi assiduamente del calcio contribuendo, come rappresentante del CONI, all’elaborazione della Carta di Viareggio insieme con il bolognese Paolo Graziani e il presidente degli arbitri Giovanni Mauro. Pubblicato il 2 agosto 1926, il documento ridisegnò l’intera organizzazione calcistica ristrutturando la FIGC e il campionato (riunione delle due leghe, Nord e Sud, in un’unica Divisione Nazionale), introducendo il professionismo, il calciomercato e il blocco degli stranieri (dando così origine al fenomeno degli oriundi).

La ristrutturazione voluta dalla Carta di Viareggio contribuì ulteriormente all’altro fenomeno, già avviato con l’avvento del fascismo, delle fusioni societarie per poter allestire squadre in grado di competere a livello nazionale (come avvenne a Napoli, Firenze, Bari, Taranto, Genova). A Roma, l’onorevole Foschi divenne presidente della Società Fascista Fortitudo Pro Roma e nella primavera del 1927 avviò con l’Alba Audace dell’onorevole Ulisse Igliori e con il Roman Football Club dell’avvocato Vittorio Scialoja le trattative per la fusione delle tre squadre capitoline: dopo pochi mesi, nella sua abitazione di via Forlì 16 al Nomentano, fu ratificato l’accordo che diede vita all’Associazione Sportiva Roma di cui venne nominato primo presidente.

Lasciata il 17 dicembre 1926 la carica di federale, nel 1928 dovette rinunciare anche alla presidenza della Roma perché nominato membro del direttorio federale a La Spezia. La carriera politica gli riservò poi incarichi di prefetto a Macerata, Pola (1931-1933, dove si scontrò con il vescovo di Trieste Luigi Fogàr sulla questione linguistica), Taranto (1934-1936), Treviso, Trento (1939-1943) e, dal 24 settembre al 20 ottobre 1943, di commissario prefettizio a Belluno. Venne quindi collocato a “disposizione del Ministero dell’Interno” e, nel 1944, definitivamente messo “a riposo”.

Dopo la Liberazione fu condannato per aver servito nella Repubblica Sociale Italiana e morì all’età di 65 anni (era il 20 marzo 1949) sulle tribune dello Stadio Flaminio – ove era in corso la partita Lazio-Milan –  colpito da infarto nell’apprendere la notizia che la sua Roma, impegnata a Genova, stava perdendo per 2-0 contro la Sampdoria. (da Wikipedia)